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USA-UE, una alleanza fuori dal tempo

In Internazionale on 26/10/2013 at 10:59

E’ arrivata l’ora dell’indignazione su moltissimi quotidiani italiani – e non solo. Anche in Francia ed in Germania è tutto uno scandalizzarsi: gli Americani sono alleati eppure ci spiano! Che vergogna! Addirittura è a rischio il trattato di libero scambio, dicono. Quante anime belle… Vogliamo veramente credre che questa notizia sia una novità? Che non ce lo aspettavamo? Fosse davvero così, il vero problema non sarebbero gli Americani ma i nostri governanti! Dove hanno vissuto fino adesso? Erano davvero convinti che la NSA servisse solo contro Osama? Ma suvvia…

D’altronde proprio l’ex capo dei servizi francesi ha candidamente ammesso che sapeva benissimo che gli Americani spiavano i politici e gli imprenditori francesi. A Parigi, per altro, provano a fare altrettanto, anche se presumibilmente con minor successo. Sarebbe strano che fosse altrimenti, ad essere onesti. Davvero pensiamo che gli Americani siano buoni e carini, siano nostri amici, spiino solo russi, cinesi e arabi e lo facciano per difenderci da qualche birbante barbuto? L’America ha una sua agenda politica, economica e diplomatica, che solo a volte coincide con quella europea. Anzi, più spesso che no America ed Europa sono concorrenti, altro che alleati. Basti ricordare che mentre gli USA con la Turchia cercavano di costruire una pipeline nel mediterraneo in grado di escludere la Russia dal business del petrolio del Caspio, la Germania si metteva d’accordo proprio con la Russia per una pipeline concorrente che tagliasse fuori Polonia e Ucraina, alleati proprio degli Americani. Mica cosette da nulla, piani di alleanze energetiche che pianificano strategie decennali. Si pensava forse che la cosa interessasse poco a Washington? O basti ricordare che la Germania si è opposta praticamente a tutte le iniziative militari americane degli ultimi 10 anni, dall’Iraq alla Libia alla Siria. Non proprio il perfetto alleato. Poi ci sono le discussioni sulle politiche economiche, sull’eccessivo ricorso ai quantitative easing e sull’austerity, politiche di uno o dell’altro Stato con potenziali conseguenze globali.

La verità è che sempre più gli interessi economici, e dunque anche politici, di USA ed Europa (qualsiasi cosa questo significhi ad oggi…) vanno in direzioni opposte. L’Alleanza Atlantica è un residuo della Guerra Fredda, ma il Muro di Berlino e l’URSS sono spariti ormai da un pezzo. C’è una Russia non più filo-occidentale ed una Cina Rossa, vero, ma più che nemici si potrebbe dire che sono altri centri di potere globale – d’altronde perchè altrimenti il Regno Unito vorrebbe rilanciare il suo programma nucleare in partnership proprio con i comunisti cinesi? Certo tra le due sponde dell’Atlantico ci può essere più vicinanza ideologica, ed una certa amicizia sviluppata negli ultimi 60 anni. Questo può voler dire una partnership più stretta, un consultarsi più assiduo, ma non certo una alleanza. Una alleanza vuol dire obiettivi comuni, che a parte, forse, la lotta al terrorismo (cosa cui per altro sono interessati anche le altre grandi potenze mondiali) ad oggi non esistono. Gli Americani ne sono consci, e agiscono di conseguenza. Sarebbe ora che anche in Europa si aprissero gli occhi.

I maggiordomi europei di Obama

In Internazionale on 03/07/2013 at 08:54

Che scena patetica, nella notte. Portogallo e Francia che bloccano l’aereo del presidente boliviano Morales, di ritorno da Mosca, perchè pensano, pur senza averne le prove, che a bordo ci sia anche Snowden, la gola profonda della NSA. Uno sgarro diplomatico clamoroso, un atto di servilismo e di imbecillità senza precedenti.

Mettiamo in ordine un paio di cose. Negare il rifornimento di carburante ad un velivolo con a bordo un Presidente di una Repubblica è un atto ostile di gravità inaudita. Ancora peggio, negargli, come ha fatto la Francia, il sorvolo del proprio spazio aereo. Il tutto, poi, in base ad una congettura, magari a qualche informativa della NSA o della CIA, che non è che siano esattamente affidabilissimi – sono giorni che dicono che Snowden è in partenza da Mosca, ma alla fine non lo trovano mai.

Ma anche fosse stato a bordo del volo di Morales, quale sarebbe il problema? E’ totalmente lecito che la Bolivia conceda asilo politico a chi vuole. Il paragone con l’Inghilterra che blocca Assange dentro l’ambasciata equadoriana a Londra non sta in piedi. Non si blocca un volo presidenziale per evitare una richiesta di asilo politico!

Ed infine, politicamente. Ma proprio su Snowden gli Europei devono fare questo atto di servilismo verso l’alleato infedele? Avendo svelato le trame spionistiche americane a danno dell’Europa, sarebbe forse il caso di essere noi a difendere Snowden dall’ira della Casa Bianca. E comunque, in un momento come questo, il minimo sindacale richiesto dalla relazioni internazionali, sarebbe una ritorsione verso gli USA, non certo verso la Bolivia.

Non sia mai. Il Portogallo è senza governo e sull’orlo del tracollo econico. Mentre Hollande aggiunge un altro prezioso tassello alla sua disastrosa presidenza:  dopo essersi genuflesso alla Merkel, ha pensato bene di fare anche il maggiordomo di Obama.

Emma l’americana

In Internazionale, politica on 02/07/2013 at 19:20

di Simone Rossi
Le rivelazioni emerse nel fine settimana secondo cui alcune rappresentanze diplomatiche europee e dell’Unione Europea sono state oggetto di operazioni di spionaggio da parte della NSA hanno scatenato reazioni dure delle cancellerie, in particolare di quelle francese e tedesca, che chiedono spiegazioni all’esecutivo degli USA per il loro comportamento inspiegabile e preoccupante, minacciando di bloccare il trattato di libero commercio tra le due sponde dell’Atlantico di cui si discute da mesi. La presa di posizione più ferma è quella del governo tedesco, il cui Paese non appariva nell’elenco reso pubblico inizialmente ma che in realtà è stato oggetto di un’intensa attività spionistica, a conferma del fatto che la potenza d’oltre oceano concepisce il proprio ruolo nel parternariato con i paesi europei come dominante, che non ammette rivali. Dopo l’intervento del Ministro della Giustizia tedesco, che ha richiamato scenari da Guerra Fredda, il portavoce della Cancelliera Angela Merkel ha affermato che “origliare le conversazioni degli amici non è accettabile”.
Fa eccezione alle reazioni indignate dei colleghi europei l’ignavo silenzio dell’esecutivo italiano, il cui unico pronunciamento sulle vicende rivelate da Snowden è stato quello del Ministro degli Esteri, Emma Bonino, confermatasi ancora una volta più realista del re. Dopo i cauti inviti ad attendere conferme e risposte, forte della propria convinzione che tra le due sponde dell’Atlantico ci sia uno spirito di collaborazione e di amicizia, ha bacchettato duramente il governo statunitense, affermando che “spiarsi tra alleati non è carino”. Dopo di che ha buttato la vicenda “in caciara”, ironizzando sul ruolo assunto dalla Russia nella querelle internazionale seguita alle rivelazioni sul NSA, elencando i successi della diplomazia euro-americana nel bacino del Mediterraneo ed esprimendo soddisfazione per l’ingresso della Croazia nella UE. Un atteggiamento, quello della Bonino e del Governo Letta, che ribadisce l’insignificanza dell’Italia sul palcoscenico internazionale, dove da almeno due decenni ha un ruolo da personaggio della Commedia dell’Arte, appiattito sui voleri degli alleati più potenti ed incapace di asserire la benché minima autonomia e dignità, che si tratti di assicurare alla giustizia i responsabili della strage del Cermis (1998) o di asserire la propria sovranità di fronte ai diktat della BCE (2011).

I vestiti nuovi dell’imperatore. O sulla democrazia di facciata

In Da altri media, politica on 28/06/2013 at 07:45

di Simone Rossi
Nella fiaba di Andersen l’inganno per cui l’imperatore era nudo e non vestiva abiti di un tessuto invisibile agli stolti è rotta dal grido di un bambino; una piccola voce, innocente e pertanto liberatoria, che spazza via l’ipocrisia, la piaggeria e l’ignavia di tutti, cortigiani e sudditi, che dall’adulazione del sovrano passano al dileggio. Per l’appunto quella di Andersen è una fiaba, mentre la realtà in cui viviamo è ben differente: le voci degli innocenti non vengono udite e quando lo sono vengono male accolte e zittite. Le rivelazioni di Edward Snowden sui sistemi di controllo e sorveglianza dei cittadini statunitensi, l’assedio all’ambasciata in cui ha trovato rifugio Julian Assange e la persecuzione di Bradley Manning occupano ed hanno occupato molto spazio sui media, creando sensazionalismo, ma non hanno mosso le coscienze delle masse di cittadini. Neanche i movimenti che al di là ed al di qua dell’Atlantico strillano all’ingerenza oppressiva dello Stato si sono mobilitati. La riforma sanitaria di Obama è più lesiva dei diritti civili che non l’esistenza di strutture ed apparati statali per il controllo (e la repressione) dei cittadini/sudditi, evidentemente.
Non è una novità che la libertà e la democrazia di cui le nazioni europee e gli USA fanno vanto terminano nel momento in di qualcuno mette in discussione il sistema economico vigente. Né é un fatto recente. Senza indulgere nel lungo elenco di dittature sanguinarie instaurate nel cosiddetto Terzo Mondo per decenni con il placet di USA, Regno Unito o Francia, è sufficiente ripercorrere la nostra storia repubblicana, con Gladio, gli Anni di Piombo, le commistioni tra servizi segreti (civili e militari), forze armate, massoneria e criminalità organizzata; con la benedizione del Vaticano. Tuttavia che le nostre siano società in regime di democrazia, ancorché imperfetta sotto alcuni aspetti, è una convinzione da cui non devia la maggior parte della popolazione. Il fatto che abbiamo libertà di scelta relativa nel nostro ruolo di consumatori e quello che ogni tot anni abbiamo la possibilità di inserire una scheda in un’urna rafforzano l’illusione che i vestiti dell’imperatore siano nuovi e sgargianti.

Sul settimanale britannico The Newstatesman il giornalista John Pilger percorre l’evoluzione autoritaria del modello liberale occidentale, prendendo le mosse dalle teorie di Edward Bernays, precursore delle tecniche di manipolazione del consenso che ormai sono impiegate massicciamente nella creazione di nuovi bisogni di consumo, altrimenti superflui, e nel consolidamento del pensiero unico che non ammette alternative e critiche. Attraversando il XX secolo Pilger offre un excursus di episodi in cui qualcuno mostrò che il re era nudo, giungendo fino ai giorni nostro. Nel contempo egli illustra come grazie all’evoluzione tecnologica la macchina del controllo e della repressione sia cresciuta e si pongano oggi i presupposti per l’instaurazione di un modello liberale all’apparenza e fascista nei fatti; un’evoluzione cui ha contribuito anche Barack Obama, il primo presidente statunitense nero, con un passato da legale al servizio delle comunità svantaggiate.
L’articolo è riportato qui sotto. Buona lettura.

Secrets and lies
Tuesday 25 June 2013
by John Pilger
In his book Propaganda, published in 1928, Edward Bernays wrote: “The conscious and intelligent manipulation of the organised habits and opinions of the masses is an important element in democratic society.
“Those who manipulate this unseen mechanism of society constitute an invisible government which is the true ruling power of our country.”
The US nephew of Sigmund Freud, Bernays invented the term “public relations” as a euphemism for state propaganda.
He warned that an enduring threat to the invisible government was the truth-teller and an enlightened public.
In 1971, the whistleblower Daniel Ellsberg leaked US government files known as the Pentagon Papers, which showed that the invasion of Vietnam was based on systematic lying.
Four years later, Frank Church conducted sensational hearings in the Senate, one of the last flickers of US democracy.
These laid bare the extent of the invisible government – the domestic spying and subversion and warmongering by intelligence and “security” agencies, and the backing they received from big business and the media, both conservative and liberal.
Speaking about the National Security Agency (NSA), senator Church said: “I know the capacity that there is to make tyranny total in America, and we must see to it that this agency and all agencies that possess this technology operate within the law … so that we never cross over that abyss. That is the abyss from which there is no return.”
On June 11, following the revelations in the Guardian by the NSA contractor Edward Snowden, Ellsberg wrote that the US had now fallen into “that abyss.”
Snowden’s revelation that Washington has used Google, Facebook, Apple and other giants of consumer technology to spy on almost everyone is further evidence of a modern form of fascism.
Having nurtured old-fashioned fascists around the world – from Latin America to Africa and Indonesia – the genie has risen at home. Understanding this is as important as understanding the criminal abuse of technology.
Fred Branfman, who exposed the “secret” destruction of tiny Laos by the US air force in the 1960s and 1970s, provides an answer to those who still wonder how a liberal African-American president, a professor of constitutional law, can command such lawlessness.
“Under Mr Obama, America is still far from being a classic police state,” he wrote.
“But no president has done more to create the infrastructure for a possible future police state.”
Why?
Because Obama understands that his role is not to indulge those who voted for him but to expand “the most powerful institution in the history of the world, one that has killed, wounded or made homeless well over 20 million human beings, mostly civilians, since 1962.”
In the new US cyberpower, only the revolving doors have changed.
Director of Google Ideas Jared Cohen was an adviser to Condoleezza Rice, the former secretary of state in the Bush administration who lied that Saddam Hussein could attack the US with nuclear weapons.
Cohen and Google’s executive chairman Eric Schmidt – they met in the ruins of Iraq – have co-authored a book, The New Digital Age, endorsed as visionary by former CIA director Michael Hayden and the war criminals Henry Kissinger and Tony Blair.
The authors make no mention of the Prism spying programme, revealed by Snowden, that provides the NSA with access to all of us who use Google.
Control and dominance are the two words that make sense of this.
These are exercised by political, economic and military design, of which mass surveillance is an essential part, but also by insinuating propaganda into the public consciousness.
This was Edward Bernays’s point.
His two most successful PR campaigns convinced US citizens that they should go to war in 1917 and persuaded women to smoke in public – cigarettes were “torches of freedom” that would hasten women’s liberation.
It is in popular culture that the fraudulent “ideal” of the US as morally superior, a “leader of the free world,” has been most effective.
Yet even during Hollywood’s most jingoistic periods there were exceptional films, such as those of the exiled Stanley Kubrick, and adventurous European films would find US distributors.
These days there is no Kubrick and no Dr Strangelove, and the US market is almost closed to foreign films.
When I showed my own film The War on Democracy to a major, liberal-minded US distributor, I was handed a laundry list of changes to “ensure the movie is acceptable.”
His memorable sop to me was: “OK, maybe we could drop in Sean Penn as narrator. Would that satisfy you?”
Kathryn Bigelow’s torture-apologising Zero Dark Thirty and, this year, Alex Gibney’s We Steal Secrets, a cinematic hatchet job on WikiLeaks’s Julian Assange, were made with generous backing by Universal Studios, whose parent company until recently was General Electric (GE).
GE manufactures weapons, components for fighter aircraft and advanced surveillance technology.
The company also has lucrative interests in “liberated” Iraq.
The power of truth-tellers such as Bradley Manning, WikiLeaks and Edward Snowden is that they dispel a whole mythology carefully constructed by the corporate cinema and the corporate media.
WikiLeaks is especially dangerous because it provides a means to get the truth out.
This was achieved by Collateral Damage, the cockpit video of a US Apache helicopter allegedly leaked by Manning.
The impact of this one video marked Manning for state vengeance.
Here were US airmen murdering journalists and maiming children in a Baghdad street, clearly enjoying it, and describing their atrocity as “nice.” Yet, in one vital sense, they did not get away with it. For we are all witnesses now, and the rest is up to us.
This article appeared in the New Statesman