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I tafazzi del PD

In politica on 17/04/2013 at 22:51

Che partito patetico. Non ci sorprendiamo, in verità, lo avevamo detto da tempo. Ma sta volta sono riusciti ad andare oltre l’immaginabile.
Avevano un rigore a porta vuota: Grillo aveva proposto Rodotà, ex parlamentare DS, nientepopodimenoche…
Un presidente che garantiva i diritti, la Costituzione, i cittadini. Soprattutto sarebbe stato il risultato di una convergenza per il cambiamento, per aprire una pagina nuova, davvero una terza Repubblica in cui finiva l’era berlusconiana. Macchè.
Come nel 96, come nel 2006, come nel 2011 si è deciso di farsi un giro sulla giostra berlusconiana, giusto per provare l’ebrezza dell’ennesima martellata sui maroni. Si elegge Marini in combutta col Pdl, proprio quello che l’Italia ha chiesto alle ultime elezioni quando l’ex sindacalista CISL è stato pure trombato. Una piccola ricompensa, siamo sicuri, ci sarà. Magari un governicchio Bersani che prenderà la fiducia grazie a Silvio e ai suoi fratelli. Fintanto che sarà conveniente per il buon Berlusconi, persona notoriamente di parola e interessata al bene del paese. Poi, un bel calcio in culo, meritato, e tutti a votare.
Ci si poteva aspettare qualcosa di diverso? Beh, forse ci si era illusi. Grillo si era comportato da furbo, ma un buon furbo, aveva proposto una alternativa a cui il PD non poteva dire no, e ovviamente ha detto no. Fassina ha definito Grillo un volpone della politica. Sicuro in confronto a loro parliamo di uno statista. Il M5S ha proposta una uscita a sinistra. Il PD è andato a sinistra. Peccato fosse quella democristiana.

Bersani&C: per votare Rodotà non è troppo tardi

In a sinistra on 17/04/2013 at 06:44

L’inazione politica del PD ha colpito ancora. Candidati semi-segreti che escono sui giornali per poi non essere né smentiti nè confermati. Incontri con Berlusconi per parlare di presidenti, perché bisogna garantire tutti. Ma soprattutto liti nel partito, una parte tifa Prodi, un’altra Finocchiaro, e i cattolici vogliono Marini. Con in mente soprattutto quello che succederà dopo l’elezione, dimenticando, a volte, che il Presidente rimarrà in carica 7 anni e non 3 mesi. Non proprio un bello spettacolo, con il nome del candidato che rimane un segreto fino alla fine, manco fosse il gioco dei pacchi. Bell’esempio di politica nuova.
Dopo aver sperimentato con successo il metodo Boldrini-Grasso il PD sembra aver dimenticato l’unico vero successo portato a casa da mesi a questa parte. Lasciando così l’iniziativa a Grillo, che con le sue primarie ha scavalcato il PD a sinistra e con mossa intelligente ha proposto candidati super partes ma politicamente riconducibili al campo progressista. Un modo per andare a vedere le carte del campo avversario.
Gabanelli, Strada, Rodotà: 3 nomi di alto profilo. I primi due ottimi esponenti della società civile, persone serissime, ma forse non troppo adatte al ruolo di Presidente. Rimane Rodotà su cui Grillo ha già speso parole di stima e di possibile accordo. Al momento nel silenzio tombale, drammatico del PD. Votarlo sarebbe la scelta più intelligente, più giusta. Certo, rischia di diventare una scelta debole perché imposta da altri, ma questo è il prezzo che si paga ad aspettare troppo. Forse Rodotà che sostiene il referendum a Bologna per togliere i finanziamenti alle scuole private, quello stesso Rodotà che si batter per i beni comuni contro la mercificazione dei diritti è un candidato scomodo per il PD, o almeno per una sua parte. Ma è un candidato che gran parte degli elettori di sinistra apprezzerebbe, che garantirebbe cittadini e Costituzione e non solo un qual certo ceto politico. Un candidato che potrebbe aprire nuove prospettive anche di governo del Paese, una convergenza su un cambiamento vero.
Non è troppo tardi per votarlo.

Amato o Rodotà? Le difficili scelte del PD

In politica on 16/04/2013 at 08:54

Una cara amica molto addentro alle cose del PD mi dice che non c’è da fidarsi dei media soprattutto in questi momenti. Insomma, i nomi che sono venuti fuori in questi giorni non sono probabilmente veri. Che dire, lo spero davvero. Secondo Repubblica e Corriere la rosa dei candidati PD (leggi, del segretario Bersani) sarebbe Marini, Finocchiaro, Amato. Nomi, francamente, impresentabili. Davanti alla voglia di rinnovamento espressa dal paese – e ben recepita da Bersani con l’elezione di Grasso e Boldrini – questi candidati andrebbero in direzione completamente opposta, candidati di establishment che farebbero l’occhiolino al voto dei berluscones. Marini, grande vecchio democristiano. Finocchiaro, in Parlamento dal 1988, e con qualche scheletro nell’armadio – no, non la foto all’IKEA, ma aver corso per la regione Sicilia, perso, e poi essersi trasferita armi e bagagli in Senato senza colpo ferire. Ma il peggio, se possibile, sarebbe Amato, luogotenente craxiano della prima Repubblica, Primo Ministro tecnico a inizio anni 90, Primo Ministro ancora durante la travagliatissima legislatura 96-2001. A torto o (soprattutto) a ragione, l’emblema della politica di palazzo, del compromesso di potere, della politica da buttare degli ultimi 30 anni.
Proprio perchè mi pare un harakiri incredibile per il PD, voglio credere che si tratti di chiacchere dei giornali. Più facile e ragionevole sarebbe invece rivolgersi al M5S che nelle sue Quirinarie ha proposto molti nomi che in qualche maniera sono riconducibili al campo progressista. Lasciando perdere Gabanelli e Strada – ottimi esponenti della società civile che bene farebbero a rimanere dove sono – non possono non saltare all’occhio i nomi di Prodi, Zagrebelsky e Rodotà. Il primo, sostenuto dall’insolita coppia Vendola-Renzi sarebbe il garante dell’anti-berlusconismo al Quirinale, nonché un candidato con un pedigree internazionale di tutto rispetto. Un bel nome con un difetto: non si apre una nuova fase politica con un nome che è stato, insieme a Berlusconi, il fulcro della Seconda Repubblica.
Gli altri due sono invece due veri e propri presidente di garanzia: non garanzia dei partiti, non garanzia degli equilibri politici esistenti, non garanzia di certi poteri e interessi. Garanzia, invece, dei cittadini e della Costituzione. Garanzia soprattutto dei diritti che così spesso sono sotto attacco negli ultimi anni. In breve, garanzia di democrazia. Non dovrebbe essere dunque una scelta difficile, per un partito che si chiama democratico.

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